Durante la gravidanza la donna è coinvolta in questa esperienza su tutti i livelli: biologico, fisico e fisiologico, psicologico ma anche relazionale e spirituale.
Pur tenendo conto, come sostenuto dalla psicoanalista Helene Deutsch (1945), che il desiderio di maternità è collegato alla “naturale tendenza femminile a tenere dentro di sé e a prendersi cura”, possiamo dire che avere un figlio, soprattutto il primo, a giorno d’oggi, può trasformarsi nella più importante occasione di crisi dell’età adulta, sia per la donna che per la coppia.
Perché la donna e la coppia vanno in crisi in gravidanza?

Secondo la psicoanalisi, la crisi interiore è mossa da dubbi, paure molto profonde, ansie che derivano dal fatto che la donna sa di star per diventare madre, ma per alcuni aspetti non si sente pronta perché si sente ancora figlia. Timore di inadeguatezza.
Tutto questo, poi, deve essere sommato alle naturali paure, concrete e ragionevoli, che ogni coppia di oggi ha: economia della famiglia, come fare a mantenersi, come cambierà l’intimità di coppia con l’arrivo del bambino, come cambieranno le abitudini…
A proposito di questo, lo psicoanalista Erik Erikson (1902-1994), che si occupò di tutto ciò, ci dice che se la donna (e anche la coppia) riesce a superare la crisi psicologica innescata dalla gravidanza, acquisisce non solo la maturità necessaria a essere genitore ma compie anche una considerevole opera di consolidamento e miglioramento della propria autostima e della propria idea di sé.
Dunque, riepilogando, pur portandosi dentro un “istinto materno”, quando la donna scopre di essere incinta va incontro a una naturale “crisi”, che, sommata ai cambiamenti ormonali, può renderla molto vulnerabile dal punto di vista psicologico: nervi a fior di pelle, maggiore sensibilità, tendenza a cali del tono dell’umore, aumento di reazioni ansiose, crisi di pianto… Dentro di lei sta avvenendo un cambiamento psicologico che sta agendo sulla sua identità e sulla sua stima di sé, trasformandola in una madre. Ma, proprio perché è estremamente vulnerabile, deve essere sostenuta.
Ai fini di favorire il superamento della crisi psicologica di cui si è parlato e di aiutare la donna a diventare una madre, il sostegno psicologico durante tutta la gravidanza è fondamentale.
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La crisi dopo il parto: quando preoccuparsi?
Ma cosa accade dopo il parto?
Dal punto di vista psicologico il parto rappresenta la nascita non solo di un bambino ma anche di una madre. La donna adesso è anche madre: donna e madre insieme.
Questa nuova donna emerge gradualmente attraverso un’esperienza interiore intensa, per molti aspetti inaspettata e contraddittoria, così come il suo amore per il nuovo essere che crescerà tra le sue braccia. In questi momenti la mamma viene investita da numerose trasformazioni psicologiche affettive, relazionali e sociali.
Diventare madre, dunque, significa accettare enormi cambiamenti fisici e personali ma anche emotivi e sociali: la vita di ogni donna che diventa madre cambia profondamente. Si tratta di cambiamenti naturali ma molto delicati, che vanno compresi e valorizzati al fine di permettere alla donna di raggiungere un equilibrio.
Tutte le neo-mamme, infatti, ma soprattutto le primipare, hanno necessità di entrare nel ruolo materno, “di un po’ di tempo e comprensione per prenderci la mano” e imparare a rispondere con empatia ai bisogni del neonato. Tutto questo è normale, ma molte volte si sentono inadeguate e frustrate e raramente la società le comprende.
Quindi la madre, con la nascita del figlio, soprattutto nei primi di vita del neonato, si sente sopraffatta da un insieme di responsabilità che riguardano sia i bisogni del piccolo, sia la sopravvivenza della coppia, sia il mantenere la sua femminilità sia preoccupazioni di svariati tipi come ad esempio la gestione dei rapporti con i parenti.
Per tutte queste ragioni, la donna, in questo particolare momento della sua vita, potrebbe avvertire un profondo senso di isolamento e incomprensione. In questa sede parlo di due tipi di stati depressivi che possono manifestarsi dopo il parto:
- Il Maternity Blues, che è un fisiologico calo del tono dell’umore che di solito ha una breve durata e si risolve da solo
- La Depressione Post Partum, che è un disturbo depressivo grave che può portare a importanti conseguenze se non viene curata e che riguarda una percentuale di donne tra il 9% al 15%.
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Maternity blues (o Baby blues)
E’ un lieve disturbo emozionale transitorio: i sintomi depressivi possono riguardare dal 50% all’80% delle donne.
Il suo esordio avviene nelle prime settimane dopo il parto, ma i sintomi possono perdurare fino a tre settimane. La maggior parte degli autori concordano nel ritenere che la maternity blues sia caratterizzata da sette sintomi principali:
- Tendenza al pianto, che corrisponde alla manifestazione principale.
- Stanchezza.
- Ansia.
- Ipersensibilità.
- Labilità dell’umore.
- Tristezza.
- Confusione mentale.
La Maternity Blues è provocata da più fattori: molto importanti sono i
rapidi cambiamenti ormonali con la caduta dei livelli di estrogeni e di progesterone che avvengono subito dopo il parto,
- lo stress psico-fisico legato al momento del travaglio e del parto
- le possibili complicanze fisiche del post-partum, come i postumi dell’episiotomia o del taglio cesareo che limitano l’autonomia della madre
- la fatica fisica, l’ansia legata all’aumento delle responsabilità, l’insorgenza di imprevisti o contrasti con i familiari
- un’anamnesi familiare positiva per disturbi psichiatrici
- un’anamnesi psicopatologica positiva per depressione, la disforia premestruale, eventi di vita stressanti, scarso adattamento sociale e
- sentimenti ambivalenti, modalità ansioso-depressive durante la gravidanza
Si tratta di una fase “normale”, che il più delle volte si risolve da sola, in alcuni rari casi può trasformarsi in Depressione Post Partum.

Depressione Post Partum
Nella Depressione Post Partum le madri lamentano diversi sintomi, a cui, però, spesso non riescono a dare un significato ma che causano grande sofferenza.
Per poter fare diagnosi di Depressione Post Partum è richiesta la presenza, quasi ogni giorno, per un periodo di almeno due settimane, di:
- Umore depresso per la maggior parte del tempo
- Marcata diminuzione di interesse e di piacere per tutte, o quasi tutte, le attività per la maggior parte del giorno.
Oltre a queste due condizioni, devono essere presenti, quasi ogni giorno, almeno cinque dei seguenti sintomi per un periodo di due settimane:
- Faticabilità o mancanza di energia.
- Agitazione o rallentamento psicomotorio.
- Significativa perdita di peso o aumento di peso, oppure diminuzione o aumento dell’appetito.
- Ridotta capacità di pensare o di concentrarsi, o indecisione.
- Insonnia o ipersonnia.
- Pensieri ricorrenti di morte.
Sostegno psicologico per la donna e per la coppia
In questo articolo ho voluto evidenziare come il concepimento, la gravidanza, il parto e il puerperio rappresentino dei momenti davvero stupefacenti per la vita di una donna e di una coppia che li ha desiderati. Questo dal punto di vista sia psicologico, sia fisico sia sociale. Tuttavia è assolutamente normale (e talvolta, come nel caso della crisi identitaria della gravidanza o del maternity blues dopo il parto, fisiologico) che questi momenti siano occasione di difficoltà, paure, ansie, senso di inadeguatezza.
Tenendo ben conto di questo quadro e della vulnerabilità della donna nelle fasi descritte, in ottica preventiva ribadisco l’importanza del sostegno psicologico alla futura mamma durante tutta la gravidanza e, quando se ne avverta il bisogno, anche dopo il parto. Con il supporto dello psicologo adeguatamente formato, infatti, la donna può essere sostenuta nella ricerca e nella valorizzazione delle sue potenzialità genitoriali, aiutata a nascere come mamma e soprattutto accudita e compresa. La coppia, invece, può essere supportata nel suo diventare coppia genitoriale, pur non trascurando di restare sempre un uomo e una donna che si amano e mantengono la propria intimità.
In tal senso, dunque, lo psicologo sostiene la neo-famiglia anche nella strutturazione della sua quotidianità.
Tutto questo può prevenire che le normali paure, le ansie, il senso di crisi, le inadeguatezze e le vulnerabilità degenerino in depressione post partum, un disturbo che necessiterebbe di essere trattato con psicofarmaci e psicoterapia.

La dottoressa Giada Gori è Psicologa, operatrice di Training Autogeno e anche Psicoterapeuta in formazione. Laureatasi in Psicologia Clinica e della Salute, si è poi iscritta all’Ordine degli Psicologi della Toscana e oggi sta per conseguire la specializzazione in Psicoterapia Psicoanalitica.
All’interno del centro si occupa di promozione e del benessere psichico mediante prevenzione, sostegno psicologico e/percorsi di training autogeno per adolescenti, adulti, coppie e famiglie.