La pandemia da Covid 19 che abbiamo vissuto nell’ultimo anno ha avuto ripercussioni sulla vita di tutti noi, anche di chi non ha contratto la malattia. Oltre all’aspetto strettamente legato alla salute, le implicazioni a livello sociale ed economico sono state enormi: il lavoro, le relazioni sociali, il tempo libero, tutto è stato stravolto e abbiamo dovuto ricostruire una nuova quotidianità.
Per molti, la pandemia da ha avuto effetti psicologi notevoli e lo dimostrano moltissimi studi scientifici.
Gli effetti dell’isolamento
L’isolamento è il metodo che da sempre viene utilizzato per combattere e contenere le epidemie. Ed è proprio con l’isolamento che abbiamo risposto alla prima ondata di Covid 19: per quanto utile a contenere il contagio, la quarantena non è una condizione che l’essere umano può sopportare facilmente. Molti studi lo dimostrano come quello di The Lancet che ha esaminato diverse epidemie della storia recente: in tutte le epidemie esaminate, l’isolamento ha prodotto una serie di disturbi come stress post-traumatico, confusione, rabbia, paura e insonnia. In una situazione in cui tutto è precario e imprevedibile, le persone fanno fatica a trovare un senso all’esistenza e a progettare il futuro.
Secondo la ricerca condotta dell’Helmholtz Zentrum di Monaco di Baviera su 113mila tedeschi, i livelli di stress sono aumentati in tutta la popolazione e in tutte le fasce d’età, con un impatto mediamente più lieve sugli ultrasessantenni. L’isolamento ha acuito le differenze già esistenti: le categorie più in difficoltà, donne e giovani, si sono trovate ancora più in affanno.
I giovani e gli psicofarmaci
Un fenomeno che si sta rivelando particolarmente importante è proprio l’impatto della pandemia sui più giovani, una categoria già fragile e che è stata penalizzata dalle misure di contenimento del contagio da settembre a oggi. Con la chiusura delle scuole e l’impossibilità di vivere relazioni sociali in modo pieno e reale, la fascia di età tra 14 e 24 anni si è trovata di fronte ad un vero e proprio muro di isolamento. Sono sempre di più i casi di stress, pensieri ossessivi, difficoltà nel gestire le emozioni, calo dell’autostima e perdita della fiducia in sé stessi.
Nella fascia di età tra 11 e 17 anni, si sono registrati sintomi di natura depressiva che portano con sé problemi di sonno, ipocondria, discontrolli emozionali con comportamenti imprudenti. La risposta, in molti casi, è stata ricorrere al consumo di alcool o psicofarmaci, in alcune situazioni anche gesti di autolesionismo. C’è poi chi ha reagito con un vero e proprio ritiro sociale: la paura di uscire è una delle conseguenze di questo periodo prolungato di isolamento.
La soluzione esiste, ma non è fai da te
In tutte queste situazioni, è necessario intervenire con un sostegno psicologico o psichiatrico. Gli psicofarmaci non vanno né demonizzati né idealizzati: ci sono alcune situazioni in cui possono rappresentare un valido aiuto a superare le difficoltà del momento, magari insieme ad altri interventi di tipo psicoterapico. L’importante è che la situazione venga valutata da un professionista: solo uno specialista è in grado di stabilire il corretto percorso per ogni paziente, in base alla sua storia, alla sua sintomatologia e alla manifestazione del disagio.
I nostri psicologi possono offrirti il loro supporto se ti trovi in una situazione di difficoltà.